tradimenti
Sotto il Sole di Sicilia


15.04.2025 |
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"Lei crollò sul divano, sudata e felice, e io mi sedetti accanto a lei, accarezzandole le cosce, ancora tese..."
Era una di quelle sere in cui il mare siciliano in cui ero nato sembrava trattenere il respiro. Seduto fuori dal mio camper, con un bicchiere di prosecco fresco in mano e la camicia sbottonata sul petto, guardavo il sole tuffarsi lento tra le onde di Cefalù. Il campeggio era tranquillo, solo il suono delle cicale e il profumo del rosmarino selvatico nell’aria.Poi vidi una coppia.
Lei camminava a piedi nudi sulla sabbia, i capelli mossi dal vento, un vestito leggero che sembrava fatto apposta per far impazzire un uomo. Accanto a lei, lui: sicuro, rilassato, con uno sguardo che sapeva. Passarono davanti al mio camper e lei mi sorrise. Un sorriso che non era un caso.
«Ciao,» disse lui, fermandosi. «Bel posto, eh?»
Parlammo del più e del meno, poi del prosecco che stavo sorseggiando, del caldo, della libertà. Si chiamavano Giulia e Matteo. E c’era qualcosa di elettrico nell’aria. Giulia mi guardava in modo sfacciato, sfiorandomi il ginocchio con le dita mentre ridevamo. Poi Matteo, con voce calma, mi disse:
«Ti va di bere qualcosa con Giulia? Ma... dentro il tuo camper. Lei è curiosa di vedere com’è.»
Io e Giulia entrammo, mentre Matteo rimase fuori in silenzio vicino la porta. Luci soffuse, l’odore del mare ancora sulla pelle. Giulia si tolse le infradito, poi si voltò verso di me.
«Hai una bocca bella, Giorgio. Mi chiedevo da un po’ com’è sentirtela addosso.»
Le mie mani scivolarono sui fianchi di Giulia, poi sotto il vestito. Lei non portava nulla sotto. Quando le mie dita sfiorarono il suo sesso già bagnato, lei emise un sospiro che mi fece indurire all’istante.
«Guardami,» mi sussurrò. «Voglio che lui ci veda.»
Spalancò un po’ la tenda della finestra, lasciando che la luce di fuori illuminasse la scena. Poi mi si inginocchiò davanti, tirò giù la zip dei pantaloncini e prese il mio cazzo in bocca, lentamente, con una dolcezza lasciva. La lingua danzava, le labbra stringevano. Io la tenevo per i capelli, guidandola piano.
Si alzò, e senza dire una parola, si voltò e si piegò sul divanetto. Il vestito salì sulla schiena, e io la presi da dietro, entrando in lei con un solo, lento affondo. Era calda, stretta, pulsante. Spingevo con forza, guardando il suo viso riflesso nella finestra, dove sapevo che Matteo ci osservava.
Lei gemeva il mio nome. Matteo ansimava fuori. E io affondavo, sempre più forte, mentre lei tremava, spingendo le mani contro il legno della parete.
Venimmo insieme. Lei crollò sul divano, sudata e felice, e io mi sedetti accanto a lei, accarezzandole le cosce, ancora tese. Matteo entrò pochi minuti dopo, silenzioso, lo sguardo carico di desiderio e gratitudine.
Quella notte dormimmo insieme, stretti nel letto del camper, con le finestre aperte e il suono del mare a cullarci.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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